20 gennaio 2006

ASPETTANDO TORINO 2006...


In occasione delle prossime olimpiadi invernali di Torino 2006, voglio fare una breve panoramica tecnica e storica, su quelle discipline, che secondo me, scaricano fiumi di adrenalina pura nel sangue degli atleti che le praticano.

Alle origini di tre discipline olimpiche, quali: lo slittino , il bob e lo skeleton, vi è il tobogganning....

La parola toboggan deriva dalle tribù indiane dell’America del Nord che chiamavano così le piccole slitte che utilizzavano per trasportare i materiali da campo a campo. Secondo Ormon Hake, autore di un studio sul tobogganning del 1892* gli indiani Coughnawaga, una tribù piuttosto civilizzata dell’Ontario canadese, utilizzavano anche i toboggan a scopo di divertimento. Già nel 1885 americani, canadesi e statunitensi, avevano imparato ad utilizzare i toboggan indiani, facendone uno sport di successo........

19 gennaio 2006

CON LA TAVOLA SULLA NEVE..COME IN MARE

XMacTwist + XIndy


Lo snowboard è nato negli Stati Uniti, dall'unione di due sci (pensate al monosci che è andato di moda negli anni '80!!!). Da questa idea iniziale e alquanto rudimentale, siamo arrivati alle attuali tavole da Snow passando per i progetti del Sig. Burton, del Sig. Sims, e del Sig. Weber. Le prime tavole sono nate "elaborando" le tavole da Surf, succesivamente quelle da skateboard per poi arrivare alle tavole in polistirolo dentro e il legno fuori.....
La neve come il mare, le gobbe come le onde, lo snowboard come il surf.
Saltare e fare in fretta per lo sport più spettacolare: una disciplina emergente che già mostra i muscoli. Simbolo di libertà, legato fortemente ai giovani su i quali esercita un grandissimo fascino.
Alto livello tecnico e spettacolarità sono gli ingredienti necessari per praticare lo Snowboard.
Le specialità olimpiche dello Snowboard sono:
Slalom gigante parallelo, Half Pipe, e Snowboard Cross.
Half Pipe
Il tracciato è un mezzo tubo di neve innevato (Half Pipe) a forma di mezzo cilindro, una struttura molto simile a quelle per lo skateboard, lungo circa 135-145 m, con una pendenza del 16-17%. Gli atleti devono uscire dai muri laterali e poi rientrarvi compiendo in aria manovre e acrobazie, chiamate uscite, attraversando l'Half Pipe da un muro all'altro per sei-otto volte, sfruttando tutta la lunghezza a disposizione. Ogni atleta sceglie una base musicale per la propria prestazione. I giudici dell'Half Pipe sono 5 e ognuno di loro valuta un aspetto della prova:
manovre dritte senza rotazione (standard air), rotazioni (rotation).
IL giudizio complessivo comprende la valutazione dell'altezza delle manovre, l'ampiezza, le qualità tecniche dell'esecuzione della prova e le eventuali cadute (overall impression).
Le 12 donne e 12 uomini con il punteggio più alto nelle due prove di qualificazione (run) accedono alla finale, anch'essa costituita da due run: il miglior punteggio in una delle due prove determina il vincitore e la classifica finale per l'assegnazione delle medaglie
Slalom gigante parallelo
Lo slalom gigante è una specialità in cui gareggiano due concorrenti che scendono sulla stessa pista affiancati su due percorsi paralleli tracciati con porte con teli triangolari blu (percorso di destra) e rosse (percorso di sinistra). I tracciati, la configurazione del terreno e la preparazione della neve devono essere il più possibile identici. Il dislivello tra la partenza e l'arrivo, deve essere tra i 120 e i 200 m. La gara è preceduta da 2 prove (run) di qualificazione. Alla finale accedono i primi 16 classificati che si affrontano su due prove (run) invertendo i percorsi (rosso, blu). L'atleta che taglia per primo il percorso della seconda prova supera il turno. A chi non conclude la prova o esce dal tracciato nella prima run viene applicato il "penalty time" (4% del miglior tempo di qualifica). La seconda prova è quella definitiva per il passaggio del turno o l'assegnazione delle medaglie.
Snowboard Cross (disciplina entrante)
La specialità più spettacolare, secondo me, sotto il profilo dell'adrenalina pura...
Sono necessarie sia doti acrobatiche sia di tecnica alpina. A Torino 2006 la disciplina debutterà nel programma olimpico. Il percorso è disegnato e costruito da un tecnico (cross builder) ed è composto da diverse sezioni: whoops (gobbe), waves (onde), banks (paraboliche), kicker (salti di diversa foggia) e spine (salti con uscita a 90°). Il tracciato è delimitato da porte direzionali triangolari blu e rosse poste a indicare il percorso e l'ingresso sugli ostacoli. La gara parte con le qualificazioni a tempo in cui si scende da soli per due prove (run). I primi 32/16 migliori tempi fatti registrare dagli atleti in una delle due prove di qualificazione sono ammessi alle finali. I finalisti verranno distribuiti in batterie (heat) di 4 concorrenti che partono contemporaneamente sullo stesso percorso con dei pettorali colorati (giallo, nero, blu, rosso). Passano il turno i primi due, fino alle finali che assegnano le medaglie.

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DUE MINUTI SULLE GAMBE A 137 Km ORARI


La discesa libera (DH) è la più spettacolare fra le specialità dello sci alpino. I discesisti, laddove il tracciato lo consente vanno alla ricerca della massima aerodinamicità nella cosidetta posizione a "uovo": individuando le traiettorie più brevi, e lasciano scorrere gli sci per creare il minor attrito possibile. Questi atleti raggiungono velocità a volte superiori ai 120 km/h.
Il dislivello della pista per le gare maschili varia dagli 800 ai 1100 metri, per quelle femminili dai 500 agli 800 metri.
Per poter disputare la gara è indispensabile partecipare alle prove cronometrate sul tracciato, prove che determinano anche l'ordine di partenza della competizione stessa.
Tra i discesisti italiani, il primato della specialità spetta a
Kristian Ghedina(nella foto), un vetereano da record che ancora oggi alla veneranda età di 36 anni è tra i 6 discesisti più forti di tutti i tempi.
Nei primi anni '80 come via di mezzo tra una discesa libera e uno slalom gigante nasce una nuova disciplina dello sci alpino, il super-G (SG)
Oggi il SG è molto più vicino, per velocità e caratteristiche tecniche, alla discesa.
Le gare di super-G maschile si svolgono su un dislivello che varia dai 500 ai 650 metri, quello delle gare femminili varia invece dai 400 ai 600 metri.
Il tracciato è segnalato con porte alternate blu e rosse atte a formare cambi di direzione in numero non superiore al 10% del dislivello e non inferiore a 35 in campo maschile e a 30 in quello femminile. Non sono previste prove del tracciato ed è obbligatorio come per la discesa libera l'uso del casco.

SCIVOLANDO VAI...CON LO SLITTINO!




Il primo incontro organizzato di questo sport ebbe luogo nel 1883 in Svizzera. Nel 1913 venne fondata a Dresda (Germania) la Internationale Schlittensportverband, ovvero la Federazione Internazionale degli Sport con Slitte. Questo organismo governò lo sport fino al 1935, quando venne incorporato nella Fédération Internationale de Bobsleigh et de Tobogganing (FIBT). Dopo che venne decisa la sostituzione dello skeleton con lo slittino ai Giochi Olimpici, venne disputato il primo campionato mondiale di slittino, a Oslo (Norvegia) nel 1955. Nel 1957 venne fondata la Fédération Internationale de Luge de Course (FIL). Le gare di slittino comparvero nel programma delle Olimpiadi Invernali del 1964.
Le regole dello slittino sono abbastanza semplici. la discesa viene cronometrata e l'atleta deve lasciare le maniglie di partenza entro un certo tempo, dal momento in cui la pista viene dichiarata libera.
Esistono restrizioni sul peso degli slittini, oltre a limitazioni nel disegno e costruzione degli stessi. Le lamine (in metallo) su cui lo slittino scivola devono avere una temperatura posta all'interno di un certo intervallo relativo alla temperatura dell'aria. Esistono inoltre limitazioni sul peso degli atleti, oltre a restrizioni relative all'equipaggiamento: tuta, scarpe, casco, guanti, ecc.
Come in altri sport basati sul tempo, le qualificazioni determinano la posizione di partenza, importante per evitare il deteriorarsi delle condizioni della pista. Il tempo complessivo viene ottenuto sommando i tempi parziali di due o più discese lungo la pista.
foto Torino 2006

18 gennaio 2006

CORRERE PER LO GHIACCIO....

Enrico Fabris: oro(1500 m.)-bronzo(5000m.) Torino 2006

Inseguimento a squadre maschile: oro (M.Anesi, S.Donagrandi, E.Fabris, I.Sanfratello)


Pattinare sul ghiaccio è sempre stato una necessità per quelle popolazioni che dovevano convivere per lunghi periodi con il freddo intenso.
Una necessità per muoversi, ma soprattutto una necessità per evitare di ritrovarsi sempre "per le terre". Così la pensava il grande Leonardo da Vinci, che in una lettera all'amico Benedetto Portinari chiese "in che modo si corre per lo ghiaccio in Fiandra, perché uno che sdrucciola sopra ghiaccio no cade". La lettera era datata 1480 e rappresenta il primo documento che conferma l'invenzione di un pattino che permette di scivolare sul ghiaccio.
Un pattino, per riprendere l'osservazione del grande Da Vinci, composto da ossa di animali o di legno. L'utilizzo era finalizzato al trasporto, mentre la parte ludico-agonistica del pattino ancora non esisteva.
Solamente nel 1924 (Olimpiadi di Chamonix), il pattinaggio legato alla Pista lunga ottenne lo status di disciplina Olimpica (lo Short Track ci riuscì solamente nel 1992 ad Albertville). Il pattinaggio di velocità, diviso nelle due specialità Pista Lunga e Pista Corta ha permesso alla Federazione Italiana Sport del Ghiaccio (FISG) di vincere le sue prime medaglie Olimpiche agli ultimi Giochi di Lillehammer (Norvegia - febbraio 1994).
La squadra azzurra di staffetta maschile nello Short Track ha conquistato la medaglia d'oro, mentre Mirko Vuillermin, valdostano, ha guadagnato la medaglia d'argento nei 500 m alle spalle del sudcoreano Chae.

L' ICARO DELLE NEVI










Il salto con gli sci che, come il fondo e la combinata, fa parte di quelle specialità invernali definite prove nordiche, ha origini molto remote.
E' bene precisare che i vari modi di sciare non sono nati già regolamentati da leggi precise, ma che solo il tempo ha permesso una codificazione in questo senso. E' così che sono nati, dapprima il fondo ed il salto, poi lo sci alpino, il biathlon e da ultimo lo sci acrobatico.
I primi ad effettuare dei salti con gli sci furono i militari dei paesi nordici ( Norvegia, Svezia e Finlandia). Lo scopo era quello di addestrare i militari all'uso degli sci in qualsiasi situazione.
A quel tempo i trampolini di lancio erano delle cascine situate in fondo ad un pendio; l'atterraggio avveniva sul piano e non contava la distanza raggiunta bensì l'altezza.
Intorno al 1830 i corpi militari con gli sci vengono sciolti ed il salto viene praticato dai contadini norvegesi che nei giorni liberi si svagano sciando.
Verso la fine del 1800 si cominciarono a costruire i primi trampolini di salto; basti ricordare quello di Holmencollen, costruito nel 1892 in sostituzione di quello più modesto di Hnsehy (ambedue in Norvegia), che subendo, naturalmente, tutte le modifiche necessarie, ospitò, nel corso degli anni, tutti i migliori campioni del mondo fino ad oggi.
Da qui in avanti il passo è fatto. Il salto, come le altre specialità, acquista sempre più piede fra la gente come impiego del tempo libero fino a che, nel 1924, con la costituzione della F.I.S. (Federazione Internazionale Sci) il salto entra a far parte delle discipline olimpiche. Infatti, le prime Olimpiadi Invernali, che ebbero luogo a Chamonix (Francia) nel 1924 comprenderanno solo le specialità del salto e fondo, le così dette "prove nordiche". Da allora, escluso il periodo del secondo conflitto mondiale, durante il quale tutte le manifestazioni sportive non ebbero luogo, il salto entra a far parte degli sport di tutte le Olimpiadi Invernali seguenti, dei campionati mondiali e di altre manifestazioni internazionali, quali Holmenkollen (Norvegia) e Lahti (Finlandia).
Anche sulle alpi si incomincia a sciare ed il salto (come le altre specialità), che prima era monopolio dei paesi nordici, prende piede anche in altre nazioni del centro e sud Europa, nonchè del Nord America. Nazioni che vantano una buona tradizione sono la Germania, l'Austria ed, in parte, anche l'Italia.
I trampolini vengono costruiti sempre in maggior numero e maggior portata e le manifestazioni nazionali ed internazionali aumentano sempre più.
Grazie ad un ingegnere svizzero, che sulla base delle osservazioni fatte sul volo degli atleti enunciò i principi tecnici per la costruzione dei trampolini moderni, gli atleti cominciarono a migliorare nettamente la portata dei loro salti.
Si formarono così due specialità. Il salto (specialità olimpica), con due tipi di trampolini ("normale" con punto K oltre gli 85 metri e "grande" con punto K oltre i 110 metri) e il volo con gli sci le cui competizioni si svolgono su trampolini con punto K superiore alle sopracitate misure.
Il fascino di questa disciplina, deriva dal fatto che in nessun altro sport (tranne ovviamente la caduta libera) un uomo è in grado di volare senza ali, per oltre cento metri, a velocità superiori ai 100 orari.
Dall'alto del trampolino gli atleti sfidano la legge di gravità: il salto è una disciplina che richiede doti di potenza, rapidità, sensibilità, precisione, equilibrio e concentrazione.
Le fasi essenziali di questa specialità sono: il lancio, lo scatto, il volo e .
Un minimo errore in qualunque momento può compromettere in maniera grave il salto stesso. L'atleta scende lungo la pista di lancio e spicca un volo emozionante nel vuoto: l'influsso delle correnti termiche, la parabola di volo più o meno spiccata, il feeling con il vuoto abbinati al coraggio dell'atleta determinano il risultato finale del salto.I salti da effettuare in gara sono due (più uno di prova) e l'atleta che raggiunge il punteggio più alto si aggiudica il titolo. La valutazione complessiva è data dalla misura ottenuta (parametro trasformato in punti) e dalla valutazione dello stile fornita da 5 giudici di salto (sono detratte comunque la migliore e la peggiore valutazione dei cinque giudici).
Punteggio
Ogni giudice ha 20 punti a disposizione, ai quali vanno sottratte le seguenti penalità:Fase di volo
Deduzione massima per la fase di volo (5 punti)Fase di atterraggio
Deduzione massima per la fase di atterraggio (5 punti)
Atterraggio non telemark (2 punti)Fase di decelerazione
Deduzione massima per la fase di decelerazione (7 punti)
Insicurezza e/o posizione non corretta del corpo incluso l'appoggio del corpo/mani sulla neve o plastica (da 0,5 a 3 punti)
Passaggio del raccordo con entrambe le mani e/o la parte posteriore del corpo toccando la neve e/o plastica ma recuperando il bilanciamento prima di attraversare il limite di caduta (5 punti)
Caduta prima di attraversare il limite di caduta (massimo 7 punti)

Foto Wikipedia

17 gennaio 2006

IL RITORNO DELLO SCHELETRO




Ebbene signori, dopo la bellezza di 54 anni di assenza, torna la specialità olimpica dello Skeleton
La patria dello skeleton è la Svizzera ma suoi inventori (e più fedeli sostenitori insieme agli statunitensi) sono gli inglesi.
Dalla velocità sul ghiaccio, su slitte leggerissime furono attratti i frequentatori delle Alpi, pionieri delle grandi scalate, che organizzarono le prime gare con i locali. Era una disciplina riservata ad una ristretta élite di coraggiosi, che spesso si schiantavano in spettacolari incidenti.
D'obbligo, quindi, che lo skeleton fosse nel programma della prima edizione dei Giochi invernali nel '28, proprio nella più famosa delle località svizzere: St.Moritz.
Le origini dello skeleton sono scarsamente documentate. Le prime manifestazioni agonistiche di quello che si chiamava "Toboggan Run"..Mc Cormick è il primo a effettuare, nel 1887, una discesa in posizione prona: l'incredibile velocità raggiunta grazie alla maggiore aerodinamicità convince gli altri concorrenti del Gran National di St. Moritz a gareggiare allo stesso modo.
La slitta stessa subisce negli anni importanti restyling: nel 1882 l'inglese Child, propone una struttura più essenziale e leggera, con lame da 22 mm. Battezzerà la sua invenzione con il nome di Skeleton, cioè "scheletro".
Lo skeleton è senza dubbio la slitta più pericolosa e difficile da condurre.
A faccia in giù!
È questa la posizione che assumono gli atleti dello skeleton. Proni, faccia a valle, braccia lungo il corpo e una velocità massima di 130 chilometri l'ora.
Gli skeletonisti utilizzano la stessa pista del bob e dello slittino. Per muovere la slitta sono permesse unicamente la forza di spinta dell'atleta e la forza di gravità. La guida dello skeleton avviene con movimenti del corpo.
La slitta è lunga tra gli 80 e i 120 cm e alta tra gli 8 e i 20 cm, la distanza tra i due pattini deve essere compresa tra i 34 e i 38 cm. L'intelaiatura è in acciaio, la parte superiore è imbottita per il conforto dell'atleta. Il peso della slitta non deve eccedere i 33 Kg per gli uomini e 29 kg per le donne. Il peso totale - slitta e atleta - non deve superare i 115 kg per gli uomini e i 92 kg per le donne. Per raggiungere il peso massimo totale è possibile aggiungere della zavorra alla slitta. Aggiungere zavorre al corpo degli atleti è vietato.
Qualsiasi elemento di sterzo e freno della slitta sono proibiti, così come ogni istallazione idraulica e pneumatica.
Lo skeleton è una slitta con due pattini composti di acciaio con un diametro costante di 16 mm.
Gli atleti indossano un casco integrale molto leggero dall'aerodinamica curata. Nella tuta da gara non sono permesse appendici aerodinamiche. Le calzature possono avere un massimo di otto chiodi, di 7 mm di lunghezza e 2mm di diametro, per evitare di rovinare il ghiaccio della pista.
La partenza è la stessa del bob. Al semaforo verde lo skeletonista ha un tempo massimo di 30 secondi per partire. Dopo la fase di spinta, che varia da 25 a 40 metri, l'atleta prende posto sulla slitta ed inizia la sua discesa.
La faccia sul ghiaccio a 130 km orari....senza freni ne sterzo....veramente una botta!

Foto www.corriere.it

UN MISSILE D'ALLUMINIO






Nasce verso la fine del XIX secolo quando due vecchie slitte da competizione (chiamate cresta) vengono unite tramite una tavola e alla slitta viene aggiunto un meccanismo di sterzo. Nel corso degli anni le vecchie slitte in legno vengono sostituite da slitte in vetroresina e metallo per sfruttare maggiormente l'aerodinamica.Il bob diventa disciplina olimpica nel 1924 a Chamonix e nel 2002 a Salt Lake verranno assegnate per la prima volta le medaglie anche in campo femminile.
Le specialità di questa disciplina, sono il bob a due e il bob a quattro.
Alla partenza tutto l'equipaggio spinge il bob per circa 50 metri: una distanza che solitamente è coperta in meno di sei secondi e a una velocità di circa 40 km/h, prima che l'equipaggio entri nell'abitacolo.
Il pilota impartisce gli ordini, manovra la slitta ed è l'unico a tenere sollevata la testa durante la discesa. Il frenatore aziona il freno dopo che il bob ha tagliato il traguardo. L'equipaggio del bob a due è composto dal pilota e dal frenatore, nel bob a 4 inoltre vi sono 2 interni che spostano il peso nelle curve per aumentare la velocità.
Il bob è costituito da due parti separate, montate su pattini e unite da una struttura semiflessibile sulla quale si siedono gli atleti. Il bob viene manovrato grazie ad alcune maniglie collegate a una puleggia e a una maniglia posta nella parte posteriore del bob che aziona il freno
Il bob a 2 ha una lunghezza pari circa a 2,70 m ed il peso massimo comprensivo di equipaggio pari a 390 kg; il bob a 4 invece ha una lunghezza di circa 3,80 m ed il peso complessivo di equipaggio non deve superare i 630 kg.
Gli elementi che concorrono al successo nella competizione di bob sono la spinta, la guida e i materiali (bob e pattini).
L'ordine di partenza viene assegnato tramite estrazione in differenti gruppi di merito, determinati dai risultati ottenuti nelle gare di Coppa del Mondo precedenti. Durante i Giochi Olimpici la gara consiste in quattro prove. Vince l'equipaggio che totalizza il tempo più basso al termine delle discese. In caso di parità di tempo, si assegna la vittoria ex aequo. In caso di rovesciamento del mezzo, se tutti i componenti della squadra superano la linea di traguardo all'interno del bob, la prova è considerata valida .
La velocità massima in una discesa può sfiorare i 150 km/h.
foto La Presse s.r.l.